Gianfranco Montano ha conquistato New York con le sue scarpe su misura

Artigianato lucano protagonista a New York: il maestro calzolaio Gianfranco Montano racconta la sua storia, dalle prime riparazioni nella bottega in Basilicata fino ai palcoscenici internazionali. Con CNA e Mondi Lucani, porta oltreoceano l’eccellenza del “fatto a mano” italiano, simbolo di un sapere antico che continua a conquistare il mondo.

Come nasce la tua partecipazione al progetto con CNA e Mondi Lucani negli Stati Uniti?

Insieme a CNA (Consorzio Nazionale Artigiani) e all’associazione Mondi Lucani siamo arrivati negli USA per mostrare l’eccellenza dell’artigianato lucano, in onore dei primi migranti che partirono proprio come artigiani o calzolai. Io ho rappresentato la categoria come artigiano calzolaio, realizzando scarpe su misura.

Partiamo dalle origini: com’è iniziata la tua avventura nel mondo delle calzature?

Tutto è cominciato nel mio paese, Sant’Arcangelo. Lavoravo lì, ma a un certo punto ho deciso di cambiare vita e trasferirmi a Parma. Dopo due anni, però, mi mancava la mia terra e sono tornato in Basilicata. Guardandomi intorno ho notato che nella mia zona, la Val d’Agri, non c’erano calzolai. Così ho aperto una bottega di riparazioni. Il destino poi mi ha portato a Firenze, dove ho ritrovato un prozio, maestro calzolaio, che insegnava al Polimoda di Ferragamo e all’Accademia Riaci. È lui che mi ha insegnato davvero a fare le scarpe. Da quel momento mi sono innamorato di questo mestiere.

Hai avuto anche clienti celebri. Ci racconti un aneddoto?

Il primo cliente famoso è stato Francis Ford Coppola. Quando mi ordinò un paio di scarpe fu un’emozione incredibile. Gli piacquero così tanto che ne volle altre e mi definì il suo calzolaio di fiducia. Quando ci siamo incontrati, abbiamo parlato tantissimo: un ricordo che porterò sempre con me. Da lì è cominciato il passaparola e ho avuto la fortuna di lavorare anche per Carlo Conti, Rocco Papaleo, Enzo Salvi e Al Bano.

Com’è andata l’esperienza a New York?

Tramite CNA e Mondi Lucani sono arrivato a New York per esporre le mie creazioni. Ho montato il mio banchetto e ho partecipato a questa bellissima esposizione: ho venduto tutto. Ogni pezzo è unico, realizzato con materiali di prima qualità a cui tengo moltissimo. New York mi ha regalato emozioni fortissime e oggi sogno di aprire proprio qui una bottega artigianale lucana, un piccolo laboratorio che porti la tradizione e la qualità italiana nel cuore della città che non dorme mai.

Come nasce una scarpa su misura nel tuo laboratorio?

Dipende dal cliente. Alcuni arrivano con idee precise su modello e colore, altri invece sono indecisi. In quel caso ci sediamo insieme e cerchiamo di capire il desiderio e le necessità. La scarpa nasce così: dal colore del laccio al tipo di suola, ogni dettaglio è personalizzato. Durante la lavorazione aggiorno sempre il cliente, perché ogni scarpa racconta qualcosa di lui.

Hai parlato di momenti difficili. Cosa ti ha aiutato a non mollare?

Ci sono stati periodi bui, come in ogni percorso artigianale. È un prodotto di nicchia e far comprendere il valore – e quindi anche il costo – di una manifattura di questo tipo non è facile. Ma non mi sono mai arreso. Studiavo e lavoravo allo stesso tempo. Oggi i risultati ripagano tutti i sacrifici.

Quali sono, secondo te, le basi per fare questo mestiere?

Passione e formazione. Senza questi due elementi non si va lontano. È un lavoro che richiede dedizione, pazienza e tanto amore per il dettaglio.

E per il futuro, quali sono i tuoi progetti?

Mi piacerebbe aprire una scuola in Basilicata per trasmettere i segreti di questo mestiere a chi vuole imparare. È un lavoro faticoso, ma dà grandi soddisfazioni. La gente impazzisce per un prodotto unico e di qualità, e noi italiani in questo siamo davvero maestri. E poi, un sogno nel cassetto: aprire una piccola bottega anche a New York, per far conoscere ancora di più l’artigianato lucano al mondo.

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