Dopo anni di dominio incontrastato sul modo in cui cerchiamo informazioni online, bisogna ora prepararsi ad un cambiamento radicale: Google ha infatti annunciato una nuova modalità di ricerca basata sull’intelligenza artificiale, chiamata «Modalità A.I.». Presentata martedì in occasione della conferenza annuale dedicata agli sviluppatori, la funzione trasforma il motore di ricerca in un chatbot interattivo, capace di comprendere domande complesse, gestire richieste successive e fornire risposte articolate e personalizzate. Secondo Sundar Pichai, amministratore delegato dell’azienda, si tratta di «una completa reinvenzione della ricerca».
Per chi ha familiarità con i classici “dieci link blu” che per vent’anni hanno rappresentato il cuore della pagina di ricerca di Google, questa novità segna una svolta importante. Il nuovo sistema non si limita più a elencare collegamenti utili, ma si comporta come un assistente virtuale: interpreta le domande, sintetizza le informazioni da varie fonti e restituisce una risposta unica, a volte senza che l’utente debba cliccare nulla. È una modalità di interazione che ricorda quella già sperimentata da molti con ChatGPT, il chatbot sviluppato da OpenAI.
Non è un caso che proprio ChatGPT abbia spinto Google ad accelerare sul fronte dell’intelligenza artificiale. Dopo il successo del lancio di OpenAI nel 2022, Google ha dichiarato un “codice rosso”, consapevole del rischio che l’innovazione di altri potesse minare la sua centralità nel mercato della ricerca online. Il business legato alle ricerche ha fruttato a Google quasi 200 miliardi di dollari nel 2023, oltre la metà del suo fatturato complessivo. Ma i sistemi A.I., per quanto avanzati, presentano ancora delle falle: in passato, un modello primordiale dell’intelligenza artificiale di Google ha suggerito ad un utente che cercava consigli per integrare abbastanza calcio nella propria dieta di «mangiare almeno un piccolo sasso ogni giorno», estrapolando l’informazione da un forum online senza alcun filtro critico. L’esempio è presto diventato virale per sottolineare la fallibilità di questi strumenti.
Accanto alla Modalità A.I., Google ha presentato anche nuove funzionalità basate sull’intelligenza artificiale, tra cui risposte automatizzate in Gmail, strumenti per lo shopping online più interattivi e un assistente vocale migliorato. Tutte queste innovazioni ruotano attorno a Gemini, il modello A.I. sviluppato da Google DeepMind, che ora alimenta sia il motore di ricerca che il browser Chrome. Con un semplice clic, è possibile interrogare Gemini sui contenuti di una pagina web o chiedergli di elaborare risposte personalizzate. È un tipo di interazione che cambia profondamente il rapporto con le fonti online.
Il cambiamento della funzione del motore di ricerca più utilizzato al mondo preoccupa, però, diversi attori nel settore. In particolare, gli editori dei siti web temono che le risposte dell’intelligenza artificiale sottrarranno presto traffico alle pagine web, rendendo il lavoro giornalistico ancora più difficile da sostenere economicamente. Google ha cercato di rassicurare gli editori, sostenendo che le sintesi generate dall’intelligenza artificiale aumenteranno il numero di ricerche ed il tempo trascorso sui siti suggeriti, ma non vi è certezza di come davvero reagiranno gli utenti a questo cambiamento.
Google non sta passando un bel momento, trovandosi alle prese con numerose cause antitrust negli Stati Uniti: il governo ha accusato l’azienda di esercitare un monopolio nella ricerca online e nelle tecnologie pubblicitarie, chiedendo che i dati diventino accessibili anche ai motori di ricerca concorrenti e alle altre startup dedicate all’intelligenza artificiale. Inoltre, Google dovrà quasi sicuramente cedere il proprio motore di ricerca, Chrome, dopo che Google ha stretto accordi con i principali player del settore tecnologico per assicurarsi che il proprio browser rimanga la scelta predefinita su diversi dispositivi.
Oltre ai cambiamenti presentati nell’infrastruttura di ricerca, Google ha anche lanciato un prototipo di occhiali dotati di assistente I.A., in grado di riconoscere volti e ambienti, leggere testi in tempo reale e scattare foto. Gli occhiali, chiamati Android XR, rappresentano un tentativo di Google di recuperare terreno in un settore – quello dei dispositivi indossabili intelligenti – dove Apple, Meta e OpenAI stanno già sperimentando soluzioni simili.
L’articolo Google reinventerà il proprio motore di ricerca proviene da IlNewyorkese.