Trump dice di aver convinto Coca-Cola a cambiare la ricetta

Il Presidente Trump ha riacceso l’attenzione su uno degli ingredienti più utilizzati dall’industria alimentare americana: lo sciroppo di glucosio. Secondo il Presidente – grande consumatore di Diet Coke – sarebbe stato proprio lui a convincere Coca-Cola a rivedere la ricetta della sua bevanda, adottando lo zucchero di canna al posto del dolcificante derivato dal mais, oggi largamente usato nelle versioni statunitensi. Da Atlanta, sede del colosso delle bibite, non è però arrivata alcuna conferma, solo l’annuncio di una futura nuova “offerta”, senza riferimenti espliciti a cambi di ingredienti.

Il tema tocca un nervo scoperto nella storia alimentare americana. Negli anni Ottanta, per contrastare l’impennata dei prezzi dello zucchero, molte aziende – Coca-Cola in testa – sostituirono il saccarosio con l’high-fructose corn syrup, un dolcificante liquido ricavato dall’amido di mais che garantiva costi inferiori e una conservazione più stabile. Da allora, è diventato parte integrante della dieta industriale americana, al punto che chi negli Stati Uniti ha assaggiato una Coca-Cola messicana, ancora prodotta con zucchero di canna, ha spesso notato una differenza di gusto. Ma non si tratta, appunto, di questione di gusto.

Il mais rappresenta uno dei pilastri dell’economia agricola statunitense. È coltivato su decine di milioni di ettari e da esso si ottengono prodotti che spaziano dai combustibili ai dolci industriali. Per questo, qualsiasi proposta che metta in discussione l’uso del glucosio a favore dello zucchero – in particolare quello di canna coltivato in stati come la Florida, dove Trump ha una forte base elettorale – viene letta anche come uno spostamento degli equilibri politici ed economici. Non a caso, l’associazione dei produttori di mais ha subito reagito, parlando di rischi per migliaia di posti di lavoro e temendo un’impennata delle importazioni di zucchero.

Sullo sfondo si muove anche la campagna “Make America Healthy Again”, iniziativa dell’amministrazione Trump che punta a riformare le abitudini alimentari dei cittadini riducendo il consumo di sostanze considerate dannose, tra cui il già citato sciroppo di glucosio. Un recente rapporto commissionato dal governo ha collegato il largo impiego di dolcificanti industriali all’aumento dell’obesità infantile, tema da tempo al centro del dibattito sanitario nazionale.

Non è la prima volta che Coca-Cola prova a reinventarsi. Il 23 aprile del 1985, in un evento sfarzoso al Lincoln Center di New York, l’azienda presentò una versione completamente riformulata della sua bevanda storica: la New Coke. Doveva essere il futuro del marchio, con un gusto più morbido, più dolce, pensato per contrastare l’ascesa della Pepsi nei supermercati americani. Roberto Goizueta, allora amministratore delegato, la descrisse come «più armoniosa» e «più decisa» rispetto all’originale, convinto che i test di gradimento ne avessero confermato la superiorità. Ma l’operazione si rivelò un disastro clamoroso.

Il malcontento fu immediato e diffuso. In poche settimane la sede di Atlanta fu sommersa da lettere e telefonate indignate, mentre in tutto il paese si formavano gruppi di protesta, soprattutto nel Sud degli Stati Uniti, dove Coca-Cola aveva da sempre un ruolo quasi identitario. Alcuni consumatori parlavano apertamente di “tradimento”, e la pressione divenne insostenibile. Dopo soli 79 giorni, l’azienda decise di rimettere in commercio la formula originale, rinominata Coca-Cola Classic. L’annuncio fu dato in diretta tv, interrompendo la programmazione di General Hospital, e il presidente Donald Keough lo motivò con parole che restano scolpite nella memoria aziendale: «Non si può misurare l’amore per la Coca-Cola con un sondaggio. È un meraviglioso mistero americano».

Nel tempo, quella che fu inizialmente considerata una delle più grandi gaffe commerciali del Novecento è diventata parte integrante della narrazione del marchio. Oggi la New Coke è un oggetto da collezione e una curiosità storica, tanto da essere rispolverata nel 2019 in occasione del lancio della terza stagione della serie Stranger Things, ambientata proprio nel 1985. Alcuni sostengono ancora che tutto fu un esperimento di marketing orchestrato a tavolino per rinsaldare l’attaccamento dei consumatori al gusto originale. La Coca-Cola, ufficialmente, lo ha sempre negato.

La New Coke nella puntata di Stranger Things

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